Nella periferia di Roma, la Centrale
Montemartini è un luogo affascinante da scoprire come esempio di riconversione
d’edificio di archeologia industriale. In effetti, il vecchio impianto di
produzione di energia electtrica ha trovato una nuova funzione accogliendo
un’ampia parte delle collezioni dell’antichità classica, conservata da tempo
nelle riserve dei Musei Capitolini.
L’esposizione permette di mettere a
confronto due mondi spariti : la Roma antica e l’epoca industriale
dell’Ottocento, la prima attraverso i suoi filosofi e le sue divinità, la
seconda con le sue colossali macchine di metallo, lo spirito di fronte alla
« bestialità umana ». I marmi delicati spiccano sulla sagoma annerita
della caldaia a vapore e i corpi nudi di pietra fredda si sono sostituiti ai
quelli potenti e sudati degli operai di una volta. Una sfilata di pensatori si schiera davanti ai quadranti ancora vibranti benché il silenzio
si sia imposto al ronzio delle turbine.
Ci si potrebbe stupire nel vedere
coabitare in uno stesso luogo i fondatori della filosofia occidentale, che
vivevano a un’epoca in cui il lavoro era il castigo per gli schiavi e i
lavoratori della rivoluzione industriale che
speravano di liberarsi dal proprio lavoro. Le sculture, prima oggetti di
devozione di dei o di uomini illustri, sono diventate opere d’arte, allorché la
macchina fabbricata per contribuire al progresso dell’umanità si è rivelata
strumento di sfruttamento.
La presenza in uno stesso spazio di
marmi antichi e macchine industriali cancela il tempo che li separa e innalza
le ultime a livello di creazioni artistiche, che cosi diventano oggetti di venerazione.
Una visita da completare con una
passeggiata nel quartiere vicino della
Garbatella, in cui Nanni Moretti ambienta una scena di Caro Diario.
Flory
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