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Questo blog è il frutto di un atelier di scrittura pratico e virtuale a cui partecipano gli allievi del Centre Italiance.

sabato 2 febbraio 2013


E’ stato il figlio

Di Daniele Cipri

            « È stato il figlio » è il grido corale di una famiglia per sfuggire alla miseria e continuare a galleggiare tra due acque fangose. Lo sfondo sociale colora tutte la vicende dell’esistenza della famiglia Ciraulo : miseria, disoccupazione, violenza, debiti, piccoli arrangiamenti  con la legge ….sotto un cielo plumbeo , nell’afa della periferia palermitana, in un ambiente di cemento. Il quartiere appare sull’orizzonte curvo come se questa Babele fosse al limite del mondo. Un pianeta microcosmico dove la vita si svolge intorno alla scala o al cortile, all’ombra degli alti muri angolosi e minacciosi che cingono la vita quotidiana. In questo deserto senza anima, nessuna regola, nessuna morale, solo l’ossessione di trascorrere vivi  l’attimo presente.
            Il primo piano si apre sull’immagine di uomini stanchi, sudati che fanno la fila come operai che aspettano l’apertura delle porte della ditta ogni mattina. Ma sono qui solo per vincere una gara per campare, essere i primi a strappare dalle carcasse di navi abbandonate i pezzi di ferraglia più pregevoli come topi che lottano per rosicchiare le briciole sulle ossa essicate.
            Nella famiglia Ciraulo, ciascuno è un peso sulle spalle del padre che non ne può più :  i vecchi genitori, la sposa lagnosa, il figlio inutile. Unica gioia : la bambina, che sa placare il padre massaggiandogli la schiena. Ma una pallottola vagante gli toglie questo tesoro, che perde instantaneamente interesse per diventare sorgente di speranza e di benessere, grazie al risarcimento dello Stato per le vittime di mafia. Il sogno del padre si impone a tutti : una Mercedes fiammante. L’arrivo dell’automobile li trasforma in consumatori, benestanti,. Rimborsano i debiti, comprano più e meglio, sono fieri di essere guardati, invidiati, hanno raggiunto la posizione di quelli che possiedono e li scimmiottano con goffaggine. Loro, piccoli trafficanti comprano la benedizione divina, garanzia di felicità. Però, lo specchio nuovo li rivela come miserabili ricchi.
            Poi il sogno genera conseguenze inaspettate : ozio del padre che lascia i lavoro, angoscia anche del padre per un imminente danno sull’auto, per cui è più premuroso che non è stato mai per la moglie o i figli. Finalmente, la macchina diventa l’idolo per cui ci si immola. La fine tragica conferma l’assenza totale di sentimenti, di punti di riferimento morali. L’istinto di sopravvivenza si sveglia per escogitare un piano al prezzo del sacrificio dell’innocente. Assicurare il presente mantenendo “tutto com’è perchè niente cambi”.
            La storia, ideata da Alajmo, denuncia l’orrore ordinario d’una popolazione dimenticata e disperata che vaga come cani randagi , affamata e feroce.
Flory 

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