Benvenuti

Questo blog è il frutto di un atelier di scrittura pratico e virtuale a cui partecipano gli allievi del Centre Italiance.

venerdì 22 marzo 2013

Verbi infiniti e domande

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Già sono le otto, la gente si prepara ad andare lavorare
Parte cosi sempre senza prendere il tempo di mangiare
Nella metro, che fortuna, il mio vicino ha dimenticato di profumarsi
In ogni modo, siamo tutti obbligati di frequentarsi
Arriviamo in ufficio, già alle nove alcuni sono costretti ad arrabbiarsi.
È sempre colpa dell’altro scemoForse me stanno per criticare
Rifiuto di praticare
Questa lingua che non è adoperata altro che per provocare
I pettegolezzi, sono cose che dovrei sentire
Ma preferisco far finta di dormire
E di continuare a sognare
O di essere preoccupata
Del mio monitor che fa finta di non capire
E che per cominciare ci mette tempo a non finire.
E io che non avevo voglia di lavorare!
Allora guardo dalla finestra e mi metto a pensare
che la libertà è difficile a comprare
Spetta a me di afferrarla
E il più a lungo che io possa, conservarla.
Mezzogiorno, tutti: pettegole, capo, segretarie, tutti i prototipi della terra cominciano a sorridere
E smettono di piangere
All’idea di andare a mangiare,
acqua vino, cibo pepato, salato e dolce sono fatti per tutti riconciliare.
Giumelina

martedì 26 febbraio 2013

Una sfortunata esperienza culinaria

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La settimana scorsa ho fatto, per la prima volta, la torta "tiramisù" perché avevo invitato un' amica italiana. Ho scelto a caso una ricetta suinternet.
Ho comprato tutti gli ingredienti: uova, mascarpone, zucchero, savoiardi e sicuro, caffè. 
Ho cominciato con immergere i savoiardi nel cafe, poi, ho montato gli albumi a neve e li ho messi da parte...
Poi, ho mescolato i tuorli con lo zucchero. 
Ho disposto savoiardi nella ciotola, poi, ho aggiunto i tuorli con lo zucchero e ho finito la preparazione della mia torta. Ma, cosa importantissima, ho dimenticato di mettere gli albumi ma non mi sono resa conto!
I miei invitati hanno riso e, per scherzo, hanno chiamato la mia torta: il tiramigiù d' Héléne

Odore, rumore,calore e colore

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Innanzitutto, appena apro il pacchetto di caffè, lo respiro profondamente, ecco il primo piacere che continuo a godere mentre metto la dose giusta nella Bialetti per ottenere un caffè perfetto.Dopo, la Bialetti fischia come se fosse il vaporetto che attraversa il vecchio porto di Marsiglia. Ci avvisa che il caffè è pronto. Ora l’odore si diffonde nella stanza e basta servirlo nel bicchiere, perché da noi si beve in un piccolo bicchiere trasparente, per vedere il colore che segnale la forza del caffè e il calore che si materializza sopra assicura che il caffè è caldo come si deve.  All’anziana, classico, potreste dirmi di questo caffè. A Marsiglia abbiamo ancora 2 modi tipici di migliorarlo: 
Il caffè veneziano : mettere il primo getto del caffè, che è più nero, in una tazza e sbattere velocemente, come se fosse una frittata, con 2 cucchiaini di zucchero semolato fino ad ottenere una schiuma, questa crema serve a zuccherare il caffè. Oppure zuccherare il caffè con qualche goccia di sciroppo di orzata (mandorla) What else? Mi dispiace Georges, ma con la nespresso: primo non ritrovo l’espresso che si beve al bar in Itali, e secondo non c’è un tipo di caffè che assomiglia alla moka che mi piace.
Giumelina 

La pizza “Nata per unire »

Visto che so di che sa la vera pizza non riesco più a mangiarla al ristorante, è sempre oggetto di litigio : non ci sono i pomodori, non è cotta, il formaggioè  finto, l’olio di… ? e che ne so...
La pizza è sinonimo di libertà e piacere.
Il mercoledì mattino, proponevo alla nonna di andare a comprare la pasta non cotta di un valore uguale a una “baguette” dal panifico.
Allora ero esonerata dal catechismo per fare la pizza con lei. Inoltre, mio padre pensava che fosse peccato stare rinchiusa in una chiesa con un sole cosi'… 
Già non ero pronta a credere a tutto ciò che un uomo raccontava, anche se era uomo di chiesa.
Ci siamo: la nonna distendeva la pasta sulla placca da forno e aggiungeva le fette di pomodori maturi che avevano finito di arrossire nel cortile sotto il sole marsigliese di luglio, metteva da una parte le acciughe  dell’altra il formaggio grattugiato, poi aglio, olive, origano e irrorava con olio di oliva. Al forno caldissimo per 20 minuti... croccante e profumata.
Giumelina 

mercoledì 13 febbraio 2013

Che Storia!

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Sabato faccio shoping tra i depositi/vendite in via “cherche midi”.
Dopo aver cercato il buon affare tra i cinque depositi della via, entro nel bar in cui ho l’abitudine di mangiare un sandwich al paté del sud ovest buonissimo.
Dalla finestra seguo con lo sguardo uno che entra ed esce da una bellissima casa di fronte al bar. 
Mi accorgo che il tipo non è altro che Gérard Depardieu. 
Finisce per entrare nel bar. 
Si siede al bancone accanto a me (non c’è più posto libero) e senza che lui ordini niente il cameriere gli serve un gran bicchiere di rosé, un cliente abituale, ovviamente, abita di fronte al bar.
Anche se non hè il mio  idolo, è sempre strano vedere dal vivo uno che conosciamo, soltanto attraverso i film.
Sembra pensieroso.
 Mi guarda e mi dice dandomi del tu:
“Mi puoi dare una mano, non so ancora per quale affare, ma lo sento.”
Riesco a dire:
“io, ma…”
m’interrompe:
“Sai recitare come un professionista? Ho una parte appunto per te “
Provo a rispondere:
“io, ma…”
Prosegue:
“Vuoi comprare una casa nei dintorni?
Continua senz’aspettare la mia risposta perché la mia faccia sbalordita risponde per me.
“allora fammi un piacere,”
Sul banco è disposta una rivista “géo” aperta su un mappamondo.
“metti un dito senza guardare sulla mappa, a caso” mi chiede senz’aspettare il mio consento.
Questo lo posso fare perché non ho bisogna di parlare, allora pongo il mio dito senza sapere perché e senza riflettere sulle conseguenze.
Poi, guarda la mappa, il mio dito su un paese preciso.
Alza la testa e dice per lui stesso, “Russia, perché no?”
Senza ringraziarmi, né pagare la bevanda, esce dal bar bruscamente, inforca il suo scooter parcheggiato davanti all’ingresso del bar e fila.
Ora so che tutto è colpa mia. 
Mi perdonerà?
Giumelina 

sabato 2 febbraio 2013

De Gregori & Lucio Dalla - Viva l'Italia - Work in progress 2010


Indulto

Il Presidente Napoletano auspica fortemente un'amnistia per diminuire il sovraffollamento carcerario attuale di 22.000 detenuti su un totale di 66.000. Nel 2006 Prodi aveva gia liberato 18.000 prigioneri su 60.000 perché c'erano soltano 42.000 posti disponibili.
In Francia, il nuovo Ministro della Giustizia, la Signora Tobira, si oppone ad una semplice amnistia generale delle pene brevi per ridurre l'attuale tasso di sovraffollamento del 117 %. Sottoporrà prossimamente un progetto di legge per iniziare una discussione pubblica sul funzionamento della giustizia penale, l'impegno della prigione e l'efficacia delle pene.
In California, un giudice ha rilasciato 30.000 dei 140.000 incarcerati con la giustificazione che il sovraffollamento delle carceri non sarebbe compatibile con la dignità umana e perché le condizioni carcerarie sarebbero contrarie allo scopo principale dell'imprigionamento, la risocializzazione del delinquente.
Ma che sta succedendo? Il principio della "pena retributiva", le sentenze sempre più lunghe, le condizioni di detenzione sempre più umilianti come deterrente per futuri criminali e tutto l'arsenale della repressione non sarebbero più validi per combattere la criminalità?
Con dati come il calo del 10 % della delinquenza notificata alla Polizia dal 1992,  ma allo stesso tempo una crescita della popolazione carceraria del 20 % in Germania, del 40 % in Francia ed in Italia e del 70 % negli Stati Uniti, le società democratiche avrebbero almeno potuto chiedersi se quest'evoluzione opposta fosse stata nell'interesse generale. Questo tanto più che il tasso di recidiva entro 5 anni dal rilascio era da molti anni fra il 20 e il 31 % negli paesi scandinavi (conosciuti per la loro politica molto sociale di risocializzazione), ma attorno al 60 % in Francia ed in Italia ed al 70 % negli Stati Uniti nello spazio di 3 anni dopo il rilascio.
La maggioranza degli Avvocati, Criminologi e Volontari di prigione avrebbero voluto che il pubblico, la stampa ed i politici si interrogassero sul fondo del problema (cioè la relazione della povertà, della mancanza di scolarità, dei problemi psicologici e razzisti dei detenuti con l'incarceramento, lo scandalo della detenzione preventiva, il carattere criminogeno della prigione, la verità sul reinserimento, ecc.). Invece è la penuaria finanziaria che spinge adesso lo Stato e l'amministrazione penitenziaria a ridurre la popolazione carceraria. Nella crisi attuale non è più molto ammesso  trasferire servizi supplementari alla "Prison Industry" privata e ndebitare così ancora di più i bilanci pubblici.
A malincuore, noi gli "idealisti" della prigione, ci troviamo nello stesso campo dell’ultraconservatore candidato alla Presidenza americana Newt Gingrich che, anche lui,  ha approvato l'indulto californiano. La sua giustificazione era invece  che il costo medio annuale per un detenuto era di $ 47.000  paragonato a quello di uno studente che è soltanto di $ 8867. Inoltre,  in Calfornia erano state costruite 21 prigioni in 20 anni , ma soltanto un campus universitario. Gingrich. Ci sono ancora molte cose da fare, perché negli Stati Uniti 2.3 Milioni di persone sono incarcerate e 7,2 Milioni sono sotto controllo giudiziario. Forza!

Erich